28 giugno 2007

Un altro schiaffo


Lo spettacolo visto e vissuto ieri sera in consiglio comunale è stato da una parte allucinante e dall'altra assolutamente consueto.

Una premessa di carattere cronologico. Alle 22,30 tutti, sindaco compreso, hanno convenuto della necessità di rinviare la riunione ad altra seduta, già programmata per martedì prossimo, a causa del mancato invio nei termini della documentazione ai consiglieri. Si trattava del bilancio consuntivo del comune per l'anno 2006. Il consigliere Notazio abbandona la seduta, ormai destinata a finire. Colpo di scena alle 11. Il sindaco, dopo che l'assessore Iachini ha dato lettura della sua relazione al bilancio, chiede che venga messa ai voti la delibera, tra lo strepito della minoranza, colta alla schiena.

Trovo un'impronta di assoluta consuetudine nel fatto che non è la prima volta. Spesso è accaduto che si siano calpestate le norme di legge, quelle di statuto e regolamento ed addirittura le consuetudini di buon comportamento in nome di un solo principio, quello della maggioranza, del freddo calcolo numerico. Non è che i consiglieri di minoranza chiedessero la luna. Volevano solo aver tempo, molto meno di quello previsto dalla legge, per mettere mano ai conti e svolgere il loro ruolo di controllo e critica. Ma questa è una città dove nè il controllo nè la critica possono essere svolti con serenità, pena la lesa maestà; chi scrive lo sa bene.

Daltronde l'obiezione del Faraone alla richiesta di rinvio è futile e puerile. E' inutile controllare i conti, dice, che tanto non possono essere più modificati. Il problema, caro sindaco, non è la modifica, è piuttosto capire come sono stati spesi i denari dei contribuenti. Ma questo non si può fare.

La cosa che ha allucinato me, insieme a tanti altri presenti, è che il Faraone ha pubblicamente accusato d'inedia gli impiegati comunali, i dirigenti dell'amministrazione e il direttore generale del comune. Loro, e solo loro, sono la causa del fatto che si è arrivati ad approvare il bilancio al limite della scadenza del termine di legge. Chi comanda sa senza dubbio, ma ripeto solo chi comanda, che all'azione di comando deve seguire quella di controllo senza la quale ogni ordine non è assolutamente efficace. Ma la cosa che ha disgustato molti, tra i quali anche qualche consigliere di maggioranza, è stato il dietrofront del sindaco sulla questione rinvio. Forse l'ha fatto perche si è improvvisamente ricordato di qualche impegno legato al suo incarico romano, ma certamente non ha fatto una bella figura, nè dal punto di vista politico, nè da quello dell'onore, ma onore è una parola assolutamente incomprensibile per lui e per tutti queli che, seduti al suo fianco, di fronte a questo voltafaccia non hanno ritenuto importante far sentire, magari per la prima volta, la loro flebile voce. Incombe probabilmente su tutto e tutti la minaccia, velatamente propagata qualche settimana fa in tv, di lasciare questo gioco che ormai non diverte più nessuno. In tanti stanno giocando con il pallottoliere in casa, quasi tutti sanno che al prossimo giro elettorale rischiano di non sedere nemmeno all'opposizione e per questo continuano a scaldarsi i lombi sulle poltroncine della biblioteca.

Il motto della lista che li ha eletti era "La Città ai Cittadini". Ed il resto? Qualcuno, tanti anni fa avrebbe detto "A noi!". Tanti di loro ancora lo pensano.

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