Mi permetto di intervenire in questo blog cittadino, a seguito dello stupore che ho provato nel corso dell’ultimo consiglio comunale, quello sul Pua a la Quartaccia, per capirci. Non mi esprimo sulla Quartaccia perché non sono riuscita a seguire quell’ultima e notturna parte del Consiglio, ma sul Pua e intorno ad una incomprensibile uscita dell’assessore Marongiu. Comincio da qui. Prima di entrare nel vivo delle questioni, l’assessore ha voluto fare una premessa citando un importante imprenditore del luogo (scuserete se non ne ricordo il nome). L’assessore, nel lodare il lavoro che l’imprenditore sta svolgendo nel nostro territorio e che porterà a suo giudizio altra occupazione, ha dichiarato la disponibilità e la vicinanza dell’amministrazione nei suoi confronti. Cosa c’entrava questo intervento con le questioni del Consiglio? Nulla, mi sembra. L’assessore forse “parlava a suocera perché nuora capisse”? non so immaginarlo, ma a parte questo, la cosa secondo me suscita un quesito: è opportuno che un assessore, in pieno consiglio comunale, dichiari la vicinanza dell’amministrazione verso l’imprenditore tizio o caio? Secondo me no, sebbene si potrebbe leggere nella faccenda un lato positivo: almeno nel dichiarare le sue “vicinanze” l’assessore è stato esplicito. Ma più in generale il fatto apre altre questioni, la cui rilevanza si è evidenziata nel corso successivo del Consiglio: quale deve essere il rapporto più corretto fra politica e imprenditoria? In che misura tale rapporto giova alla collettività oppure la danneggia? Come arginare il rapporto perverso tra politica & affari quando questo si manifesta, che è poi l’aspetto principale della “nuova questione morale” che sta investendo la nostra nazione, dalle alte sfere fino a quelle più piccole? Figuriamoci se ho soluzioni, ragiono però su un punto: l’imprenditoria autonoma non solo ha diritto ad esistere ed espandersi, ma, in particolari condizioni, può davvero fare la prosperità di un luogo: può dare lavoro, introdurre innovazioni, dinamicità sociale, spinte propulsive, può migliorare semplicemente la qualità della vita di tutti. E’ per questo che il ceto politico deve avere molto rispetto dell’imprenditoria, ma come? Ascoltandone le esigenze, cercando di sveltire la burocrazia, evitando una pressione fiscale esagerata, potenziando infrastrutture e servizi, ma anche controllando. Sì “controllando”. Intanto controllando che l’imprenditore rispetti le regole e non faccia il furbo, poi che ci siano condizioni di uguaglianza fra tutti gli imprenditori, senza distinzioni, senza commistioni politiche e soprattutto senza danneggiare gli interessi pubblici, questo è fondamentale! Se gli imprenditori hanno pari opportunità e rispettano le regole, vincerà quello più bravo, quello che fa meglio il suo lavoro, con beneficio di tutti, o no? Ma certo, ho scoperto l’acqua calda. Il problema è che in questa nostra Italia, dalla grande città alla provincia, tutto questo sembra un’utopia irrealizzabile. La Destra parla di Liberalismo, e poi con cavolo che lo applica –sguazzando felice nel conflitto d’interesse e nelle pratiche clientelari – la Sinistra, si tiene stretti i suoi e favorisce quelli. E nel frattempo l’Italia diventa una rana che sta cuocendo a fuoco lento e nemmeno se ne accorge. Che c’entra tutto questo con il PUA? Purtroppo c’entra.
Nell’illustrare il Piano Utilizzo dell’Arenili, sempre l’assessore Marongiu ha opportunamente (questa volta) spiegato la differenza fra “spiagge in concessione” e “spiagge libere attrezzate”. Le prime – dico io – non sono più spiagge dei santamarinellesi o dei loro ospiti, ma diventano roba privata, tant’è che bisogna pagare anche solo per entrare. Altra cosa sono le spiagge attrezzate: qui nessuno ti chiede soldi per entrare, puoi affittare l’ombrellone se ti è più comodo, ma anche portartelo da casa, puoi comprarti una bottiglietta d’acqua, se te la sei scordata, c’è qualcuno che la spiaggia la pulisce e che controlla i bagnanti. Insomma, le spiagge libere attrezzate sì che sono un servizio utile (se il gestore rispetta le regole). Qual era uno dei tratti di costa del nostro territorio dove più avrebbe fatto comodo per tutti (imprenditori e cittadini) avere una “spiaggia libera attrezzata”?. Ma naturalmente quello forse più frequentato e senza dubbio grande: la spiaggia sotto il castello di Santa Severa. Eppure con grande sorpresa di “quasi” tutti, abbiamo potuto constatare che lì verrà posizionato, per grazia ricevuta, solo un bagno. E qui la domanda sorge spontanea: se i frequentatori della spiaggia (migliaia di cittadini?) hanno perso una possibilità di migliorare la loro permanenza lì, chi ci guadagnerà da tale grave omissione? La risposta, a lume di logica, è una sola: l’imprenditore che gestirà la spiaggia in concessione a fianco di quella libera non attrezzata, cioè una spiaggia prevista dal PUA davanti all’”Isola del pescatore”. Chi sarà il fortunato imprenditore? Naturalmente non lo sappiamo ancora; sarà quello che vincerà il bando, naturalmente. Ciò che risulta chiaro è che nel deliberare il suo PUA, la Maggioranza attualmente al governo della città di Santa Marinella, ha pensato di favorire più che altro questo ancora sconosciuto imprenditore, anziché centinaia, centinaia, diciamo migliaia di bagnanti della spiaggia sotto il castello. Cui prodest
Paola Rocchi
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