Eppure lo dico sempre io, che alle provocazioni non si dovrebbe mai rispondere, perché non sono utili a niente, meno che mai a capire le situazioni e a dialogare, eppure che faccio? Cris esalta il gesto di una fontana rossa chiamandolo futurista (quando secondo me è solo paccoltiglia di una società misera), io ci casco e mi lancio in un sincero e appassionato giudizio estetico liquidatorio del futurismo, un movimento che mai in classe, quando lo spiego, definisco con le stesse parole, o descrivo negli stessi termini usati sul blog, ma solo con l’oggettività di quello che si sa e si può capire, in modo chiaro dalla lettura dei numerosi manifesti che i futuristi hanno lasciato (ne conservo a casa copia antologica completa). Io che ho frequentato all’università per tre anni corsi monografici sulle avanguardie del Novecento (studiate in molte salse), mi sono beccata la giusta reprimenda di un Cosmopolita qualsiasi senza nome né cognome (simpatico però, molto più di un Nazionalista qualsiasi). Naturalmente ha ragione Cosmopolita nell’evidenziare, da un punto di vista strettamente culturale, la complessità del fenomeno, ed ho ragione io (naturalmente dal mio punto di vista) a dire che i testi letterari dei futuristi fanno pena (a parte quell’incendiario di Palazzeschi, che infatti trascendeva dalle etichette). Inoltre non serve essere spie sovietiche (per carità, che noia con questi riferimenti) per rintracciare nei testi dei futuristi, disponibili a tutti coloro che li trovano o li conservano, chiari elementi ideologici a sostegno di quelle posizioni antidemocratiche, antifemministe (a proposito di emancipazione femminile) e belliciste che avrebbero provocato, di lì a pochi anni, tanto dolore inutile a tanta gente. Posto che naturalmente ha ragione Cosmopolita: le guerre a volte sono inevitabili. Quando qualcuno minaccia direttamente e con la forza la tua vita e quella dei tuoi figli, la tua libertà di pensiero e di parola, il tuo suolo nazionale, la tua dignità di persona, allora per forza che ti devi difendere (affrontando lo schifo della guerra), ma che queste cose c’è bisogno di dirle? Cosmopolita concorderà certamente con me. Su una cosa io non concordo con lui: cosa c’entra il Liceo Scientifico di Santa Marinella? Da lì è sempre uscito davvero di tutto, perché sempre di tutto esce fuori da una scuola pubblica, perché per fortuna si pratica la libertà di pensiero e il diritto al sapere. Compreso il fenomeno culturale del futurismo, andato in scena oggi, per strana coincidenza, in una classe quinta (prima di leggere il blog, ovviamente), senza formulazione di giudizi negativi, con distaccata oggettività, insieme ai quadri di Picasso. Basterebbe chiedere.
Paola Rocchi
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