Mi ergo, per paradosso, a difensore d’ufficio del futurismo, non sono mai stato un Futurista se non per spocchia contro il parere della vulgata maggioritaria, resistenziale e antifascista. Il tentativo della Professoressa Rocchi di voler ridurre il movimento futurista ad una banda di “pazzi e crudeli”, con un tentativo liquidatorio a metà tra Al Capone e la censura di stampo sovietico, è sinceramente eccessivo. Voler ridurre il contributo straordinario dato dal movimento futurista dal punto di vista artistico, filosofico, sociale, politico e del costume significa andare fuori misura. Voler negare che i futuristi siano stati gli interpreti più attenti se non i fautori dei sommovimenti che hanno investito i primi anni del secolo scorso è perlomeno miope. Voler negare i contributi dati dai futuristi nella moda, nel design ed anche nell’emancipazione della donna nella società moderna è qualcosa di sinceramente goffo. I futuristi sono stati nella storia gli unici cantori crudeli e pazzi della Guerra? Allora dovremmo liquidare allo stesso modo tre quarti dei classici, il Virgilio dell’Eneide, il Caio Giulio Cesare del De bello Gallico, ma anche e ironicamente il simpatico Ernesto Hemingway che, schieratosi apertamente con le schiere antifranchiste, andò in Spagna dicendo: “Vado per uccidere almeno un fascista” (peccato che trovò un fascista che sparava meglio di lui). Allora per questa frase idiota dovremmo rinunciare a tutte le opere dell’Ernesto esule a Cuba? Penso proprio di no! E che dire del simpatico Nazim Hikmet, il poeta filosovietico !?! Ma ancora, dobbiamo credere secondo le prospettive neoghandiane della Prof.ssa Rocchi che la guerra è sempre male e la pace è sempre bene? Sempre? Anche qui i conti non tornano, i popoli di tre quarti del pianeta a noi occidentali ce la stanno giustamente promettendo e alcuni ce la stanno già facendo, la guerra, ma non penso perché siano pazzi, tutt’altro. Comprendo il senso protettivo della Professoressa, percepisco lo stato d'animo accoratamente sentimentale del finale dell’articolo, avverto anche il grido di dolore per le ingiustizie che quotidianamente dobbiamo sopportare da una banda di pseudoamministratori, ma non è con la censura che si riuscirà a trovare la strada giusta e nemmeno riducendo un gesto straordinariamente simbolico ad un atto di vandalismo. A margine, tutto ciò spiega in modo solare come mai dal liceo scientifico di santa marinella non sia mai uscito non dico un fascistello, ma almeno una mezza calzetta futurista.
Un cosmopolita
2 commenti:
Mi pare che lei esageri nella sua valutazione del movimento futurista,movimento assolutamente fine a se stesso nato da una scelta solo apparentemente rivoluzionaria ma sostanzialmente reazionaria, appoggiata e finanziata da reazionari. Tantochè nel 1929 MArinetti fu nominato accademico d'Italia,cioè intellettuale di regime. Il futurismo peraltro in quegli anni fu secondario rispetto ai protagonisti letterari del tempo: penso a Pirandello, arrivato poi al Nobel, penso al lavoro di Italo Svevo e alla sua grande intuizione di far entrare la psicologia moderna nei romanzi italiani. Il manifesto futurista e le sue enunciazioni per la velocità, per il dinamismo, a favore della guerra sono stati, a mio modestissimo avviso, fermenti culturali elitari e, proprio per questo, fini a se stessi. La migliore risposta fu quella dell'ultimo direttore de "La voce", Serra, che in un editoriale affermò che "la guerra non cambia nulla, neanche la letteratura". Con buona pace di Marinetti e dei suoi sodali. Mi piacerebbe infine sapere se sia o meno un bene, secondo lei, che dal liceo scientifico locale non escano ne un fascistello (e non è vero) ne una mezza calzetta futurista: di questo ringrazio sentitamente la professoressa Paola Rocchi. Del resto pensare che "La guerra è la sola igiene del mondo" è da cretini: sia nel '15 che nel 2007.
Il mio cuore di professoressa esulta di fronte alla pacatezza e alla lucidità argomentativa di Concetto Marchesi, che non conosco personalemnte ma che ringrazio per i ringraziamenti.
Paola Rocchi
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