24 gennaio 2008

Per chi scrive Zelig?




Essere e non essere, questa è la soluzione: dormire, non farsi vedere e passare all'incasso. Il nostro fondamentale collega, noto alle cronache per essere riuscito a far dimettere due sindaci in tredici mesi di lavoro come portavoce, è miracolosamente riapparso sabato mattina, dopo mesi di astinenza forzata dalla tastiera, a fianco del commissario straordinario alla premiazione dei Carabinieri avvenuta alla biblioteca cittadina. Chi, dopo tanto tempo, è stato in grado di riconoscerlo lo ha visto intento aprendere appunti. Per farci cosa non si sa, visto che dalla caduta del Faraone è stato in grado di produrre soltanto una trentina di righe come comunicazioni di servizio. Eppure molto ci sarebbe da dire, su questa situazione talmente melmosa e surreale che nemmeno il commissario sa gestire. Invece no, nulla si sa e molto si fa, a via Rucellai, un po' come ai vecchi bei tempi quando il Faraone parlava di nani e ballerine mentre erodeva a colpi di prebenda l'avanzo di amministrazione che aveva fortunatamente trovato nei cassetti.

L'arrivo di Zelig a via Rucellai è stato, da solo, un grande problema di legittimità. La delibera che prevedeva la sua nomina era precisa e richiedeva requisiti altrettanto precisi individuando, fra l'altro, tra l'organico comunale il soggetto da eleggere responsabile dell'ufficio comunicazione. E questo, con la regolarità che ha distinto la disinvolta gestione della cosa pubblica nell'era del Faraone, non è regolarmente avvenuto. Il povero Zelig non è dipendente del comune ( a meno che non lo sia diventato stanotte ed ormai anche un fatto del genere non ci stupirebbe assolutamente). Comunque dopo svariati mesi siamo riusciti ad ottenere la pubblicazione della scheda relativa alla sua collaborazione senza averne alcun giovamento. Li si menziona la legge 150, quella che ha "inventato" gli uffici stampa e la comunicazione nella pubblica amministrazione, mentre qui la stessa legge 150 si aggira senza nemmeno frenare un po'. La mancanza di requisiti soggettivi è evidentissima, ma nessuno sembra accorgersene. L'altro giorno il Commissario ha rinnovato il contratto a Zelig. Questo è stato un grande segnale per chi si attendeva da un uomo di Stato un cambio di rotta senza sentimenti nè rancori ma fatto semplicemente, con il Codice in mano. Invece assistiamo allo spettacolo di un funzionario statale che spolvera la tavola e la lascia apparecchiata, pronta per il ritorno di chi si è semplicemente alzato per andare a rispondere al telefono ma sta per tornare. E come in ogni pensione a conduzione familiare possiamo anche vedere la bottiglia di vino, aperta e consumata a metà. Tanto sappiamo chi si risiederà a quel posto, chi si sta fregando le mani e leccandosi i baffi. In attesa di questo è bene non cambiare nulla, nemmeno le abitudini, tanto a che servirebbe?

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