07 gennaio 2008

Trent'anni



Non è possibile, appena passata la Befana, non correre con il pensiero a quella sera di trent'anni fa. Immagini di Tg ancora in bianco e nero che si sovrappongono a ricordi personali mai, purtoppo sopiti. Quella sera fu veramente troppo il sangue sparso sui marciapiedi, come anni dopo cantava Francesco Mancinelli in una canzone che, in poche strofe, è il ritratto realistico di un'intera generazione. Nel testo probabilmente ci ritroviamo tutti, tutti quelli che, pochi e fortunati, oggi sono ancora qui e possono raccontare. Il timore era dietro l'angolo, ma non si viveva angoscia. Un pò la sfrontatezza dell'età adolescenziale , un pò la strafottenza verso tutto e verso tutti, la filosofia del "me ne frego" che ci faceva dare abbondanti grattate ai sottoposti al solo accennare la strofa centrale di un'altra canzone molto in voga "da domani sui muri il tuo nome ed in piazza il tuo cuore". E' una realtà, una realtà che chi si richiama, anche politicamente a certi valori, non può dimenticare, come invece fa. Che senso ha allora dichiararsi eredi di un passato che si vuole ogni giorno cancellare?
"Poi una sera di gennaio resta fissa nei pensieri, troppo sangue sparso sopra i marciapiedie la tua generazione scagliò al vento le bandiere, gonfiò l'aria di vendetta senza lutto, né preghiere, su quei passi da gigante, per un attimo esitare, scaricando poi la rabbia nelle auto lungo il viale, fra le lacrime ed i vortici di fumo,da quei giorni la promessa di restare tutti figli di nessuno"
Cosa dire davanti ad una frase del genere? Non è poesia, è cronaca, un pezzo di storia da non dimenticare mai. Perchè da quella sera in molti cambiammo strada, la vita indubbiamente non fu più la stessa, i tre delitti sono ancora impuniti e nessuno si è preso la briga di dare pace a quei ragazzi.
Noi più fortunati siamo ancora qui, contro tutto e contro tutti, per far conoscere e capire. Per poter ancora levare al cielo il grido che, nella nostra Tradizione, perpetua l'idea di un quadrato di braccia e di menti serrato e pronto alla Battaglia, nel quale chi non c'è più è sempre idealmente al nostro fianco.
Presente!




1 commento:

Anonimo ha detto...

28 aprile 1973

Caro Achille,

ti ho spedito un telegramma non appena saputo del tuo arresto, ma oggi ho saputo che i telegrammi in partenza da Milano hanno anche 15 giorni di ritardo. arriverà che sarai già uscito. Ieri e oggi i giornali parlano di te dando ottime notizie. Caduta l'imputazione di strage.
Bene! Sono contenta. Quello in cui spero tanto è che al giudice Sica capiti quello che è capitato anche a Provenzale. Così, dopo aver provato sulla propria pelle quello che vuol dire, la prossima volta staranno attenti (a loro o ad un loro figlio). Comunque credo che tu sia un po’
contento. Io non ti conosco ma come molti altri sono stata in grande angoscia per te. Ho provato dolore ed umiliazione nel vedere gente che mente, senza rispetto nemmeno dei propri morti. Dolore di saperti protagonista in quel dramma scritto da un pessimo autore (forse pensava al marito, n.d.r). Ti ho inserito nel Soccorso Rosso militante.
Riceverai denaro dai compagni e lettere, così ti sentirai meno solo.
Comunicami immediatamente la tua scarcerazione (che avverrà prestissimo). Se puoi scrivi.

Un fortissimo abbraccio
Franca Rame

Lettera di Franca Rame ad Achille Lollo, il responsabile del Rogo di Primavalle.

A perenne ed imperitura infamia!

Il Cosmopolita