“I miei paradossi: così avrebbe dovuto titolare la sua intervista il Consigliere Eugenio Fratturato ( La Voce, 24 Agosto), perché a leggere le sue esternazioni vi si trovano contraddizioni, riserve mentali, pseudoverità, ribaltamenti concettuali, velleità logiche, litoti alla “dico e non dico”, dissimulazioni che opacizzano, rendendolo incredibile, il suo pensiero. Intanto: “ lavorare per la mia gente” equivale ad impegnarsi con la responsabilità assunta al momento della candidatura e della nomina e per aver chiamato a testimonio la comunità definita “mia” e lavorare per la “mia città” è doveroso, anche nell’opposizione, ad onta delle lusinghe e delle esche che il raffinato Pietro Tidei gli offre generosamente. La promessa di “servire il paese” formulata con la presentazione in lista ribadita con l’elezione al civico consesso non è stata deposta, com’egli dice, nelle mani del Sindaco, ma consegnata prima di tutto, coll’aggiunta d’un gravame morale, al suo e nostro elettorato che ne è il custode. In quanto ai probabili incarichi sussurratigli dal Sindaco, egli si dichiara disponibile solo che gli sia data la possibilità. A parte la fumosità dell’espressione, se è per questo l’Avvocato Tidei è talmente prodigo che troverebbe, per tutti i Consiglieri, deleghe, incarichi e laticlavi. Figuriamoci! Ma dove andrebbe a finire il ruolo dell’opposizione? In quanto alla doglianza scaturita, secondo Fratturato, dall’essere in una compagine, la minoranza cioè, dedita più a dire no che si, egli non ricorda che il gruppo unionista, a cui fa l’occhiolino rugiadoso, è di quella etnia politica che nei cinque anni di Governo del Centro-Destra non seppe e non volle mai dire un si alcuno ai progetti di Berlusconi. E pensare che un Ministro come d’Alema si salvò grazie ai si della Cdl, così come, recentemente, il Governo Prodi. Memoria corta, amico mio, che ti induce a denigrare poco elegantemente, ma pro domo tua, ( quasi un ricercar alibi) l’area di minoranza a cui appartieni e che ti spinge parimenti, con retorica lisa e non so quanto convinta, a credere all’attuale governo civico come ad una santa confraternita di uomini di buona volontà e di spirito missionario e francescano, dove aleggia la passione ingenua per la politica, quella stessa passione che ti ha convinto ha farne esperienza. Se così è, e come dici, fallo soprattutto per la funzione alla quale l’elettorato ti ha delegato , vale a dire, l’opposizione. Non eri tu lo stesso che l’otto Aprile 2005 ( Nuovo Civitavecchia Oggi, pag. 12) così affermava: “ Faremo un opposizione vigile e costruttiva”? e lo vedo: appena sale l’afa politica ecco come il burro del tuo impegno si squaglia. Smettila di sciabordare tra i “vorrei e non vorrei”, di pencolare tra funambolismi ideali che non riescono affatto a renderti convincente, smettila con la mozione degli affetti: “il mio paese” “la mia gente” “ i miei figli”! Impegnati, se non vuoi affrontare una deriva che ti porterebbe in maggioranza con la tessera di naufrago. Sai che divertimento. Provi tanta passione? Mettici anche un pizzico di criterio perché il sentimento, in politica, gioca brutti scherzi, e non salir poi sul carro dell’Omino dei Balocchi perché ti troveresti a tirare il bindolo come il somarello collodiano, con il destino più probabile di diventar pelle da tamburo quale cassa di altrui risonanza. Vuoi stare vicino alla gente? Stai, allora, vicino al tuo elettorato che è il soggetto che “ti ha chiamato” come tu dici e non in prima fila dei banchetti di Castello. Ti fossi deciso da solo ad entrare in campo lo capirei, ma siccome dici di aver risposti all’affettuoso grido, invocato dal paese, il minimo che tu possa fare è di rispettarlo. La mancanza di vincolo di mandato elettorale, non ti esime dalla coerenza e dall’osservanza delle regole, quelle che la tua collega di fughe, Assuma Flaminia, nello stile di un Esaù lenticchiaro, ha bellamente violato pur con iniziali rossori di vergogna (ma subito svaniti). Ti dichiari schietto, naturale ed autentico politico (potevi aggiungere biologico!): bene, mettiti al lavoro e lascia stare le sirene del potere gestito, spargi meno dichiarazioni velleitarie, rinvigorisci l’opposizione se credi che sia astenica e lavora. Perché i tipi come te fanno spesso la fine del galletto di Fedro, che, trasportato trionfalmente in lettiga da gatti scafati, s’era illuso d’esser diventato l’imperatore degli animali. Finì come finì; sbocconcellato. Lavora, scegli di tacere per non rendere le motivazioni di un tuo prossimo trasbordo, risibili e di circostanza. Anche perché non vorremmo, e non lo vorrebbe “la tua gente” che sotto o dietro ci fosse, per te, un dazio da pagare o un rimborso da effettuare per grazia ricevuta. Sono d’accordo con te: è questo, forse, un cattivo pensiero, ma spesso, come si dice, qualche volta ci si azzecca. O diversamente, senza tanti contorcimenti: dimettiti e lascia il posto ad altri. E’ questa la sola ed unica scelta morale, quella che la Assumma non ha saputo e voluto fare. Come affermavano i nostri antenati, “ corruptio optimi, pessima”, cioè: “la corruzione dell’ottimo è cosa peggiore di tutte”.
Luciano Pranzetti
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